Quando nasce una nazione?
Semplicemente quando uno la immagina. Una nazione è una comunità immaginata, limitata e sovrana. Ed il nazionalista è colui che ci crede
Immaginata perché è il nazionalista ad inventarla; limitata, perchè, pur essendo la più grande, ha pur sempre delle frontiere, oltre le quali si trovano le altre nazioni, ed è sovrana perché la Rivoluzione e i Lumi ne hanno alterato la legittimità divina del regno dinastico e gerarchico.
Dopo questa definizione vediamo il caso specifico dell’Italia, e il processo politico dell’Unità.
UNITA' D'ITALIA
Il Risorgimento fu una rivoluzione nazionale e borghese,
come tutte quelle dell'Ottocento, fino all'Ottobre Rosso del 1917.
Non esisteva un'unità nella peninsola italica, perciò possiamo parlare delle Italie. Sin dalla caduta di Roma, l' Italia si frantumò.
Nell’Ottocento c'erano il Regno di Sardegna, con un regime liberale borghese, le antiche e orgogliose Repubbliche Marinare (la Serenissima di San Marco sotto il pugno di ferro dell’Impero Austro-Ungarico), il Regno delle Due Sicilie e il Gran Ducato di Toscana che lottavano contro la carboneria e contro il regime assolutista, e infine, Roma e il Papa, una teocrazia che si rese conto che non poteva ritornare al secolo X.
C'erano anche delle economie agricole ben diverse tra loro: nel nord esisteva l’enfiteusi: piccole parcelle di terra, di propietà condivisa, che permettevano una agricoltura più libera e più capitalista che quella della Mezzadria toscana o del latifondo meridionale. C'era, infine, un area di sviluppo industriale al nord, tra Torino-Milano-Genova, in pieno cuore dell’Europa.
Si parlavano anche lingue diverse: i patrioti del 1799 lo sapevano, ed in ogni Repubblica scrissero dei manuali per diventare buoni cittadini nel dialetto di ogni città: lombardo, veneto, napoletano, etc.
Nelle Italie ci sono due movimenti nazionalisti: quello di Giuseppe Mazzini, che si collegava con gli antichi movimenti repubblicani degli inizi del secolo, i giacobini.Questi credevano nella Repubblica fondata sulla fraternità, la legalità e l’uguaglianza dei cittadini, presenti nella carboneria e nelle società segrete. Un movimento che, però, fallì ed i patrioti dovettero affidarsi a Cavour e al Piemonte.
L’altro movimento nazionalista era ideato da Cesare Balbo, e nella pratica attuato da Camillo Benso e Vittorio Emanuele II. Era questa la via liberale e borghese, che voleva un'unità sotto una monarchia forte e cattolica, che garantisse la proprietà privata e un'economia di mercato nonché l’ordine.
Vittorio Emanuele II (1820-1878), non abrogò la Carta Magna sabauda, lo Statuto Albertino, e perciò fu riferimento di tutti i patrioti italiani. L’altra figura fu Camillo Benso, Conte di Cavour (1810- 1861). Lui prese decisioni nella politica estera, nella Guerra di Crimea, evitando così l’isolamento del Piemonte. Diventò il portavoce della questione italiana nel contesto della politica europea.
L’unità avvenne sotto il Regno di Sardegna, monarchica e liberale. Cavour si avvicinò a Napoleone III per allontanare l’Austria. Con il Trattato di Plombieres Napoleone III promise un possibile aiuto contro l’Austria. Cosí, il Piemonte scatenò il processo dell’Unità: in tutta la penisola esplodevano movimenti unitari. Napoleone III, impaurito dagli avvenimenti liberali e dalla creazione di un altro stato che potesse squilibrare la bilancia europea, finì per avvicinarsi a Francesco Giuseppe dell’Austria. Il Piemonte diede alla Francia la Savoia e Nizza.
L’ultima figura di spicco
fu Garibaldi, esperto militare con esperienza nelle antiche colonie spagnole. Questi sbarcò a Marsala l’11 maggio del 1860: era la Spedizione dei Mille, le camicie rosse che contarono con l'aiuto dei "picciotti" siciliani. Garibaldi fece crollare il Regno delle Due Sicilie: il 19 agosto passò per la Calabria, e il 7 di settembre entrò a Napoli.
Cavour reagì e invase gli Stati Pontefici, dalle Marche fino all'Umbria, e sconfisse l’esercito papalino a Castelfidardo. Garibaldi e Vittorio Emanuele si diedero la mano a Teano, nel Casertano, il 26 Ottobre del 1860. Nel frattempo, resistevano gli ultimi soldati dell'esercito borbonico a Gaeta.
L’unificazione non si completó fino una decada dopo, con l’annessione di Venezia e il Veneto via referendum. L’unificazione non fu soltanto una conquista regia, fu realizzata anche dal contributo dei democratici di Garibaldi.
Subito dopo nacque la questione meridionale e dentro di questa il
brigantaggio e la resistenza... che alla fine si nascose per via del patto fra la nuova classe politica che non capiva molto bene com'era il Sud con le eliti locali, per smettere il problema delle morti nell'esercito italiano per colpa del brigantaggio, aiutando a fare crescere il problema della malavita e del crimine organizzato.
Grazie all’unificazione il Mezzogiorno conquistò non solo la possiblità di partecipare ad una più larga e alacre vita nazionale, ma imboccò anche la via maestra per avviare al superamento dei suoi problemi storici. Ma è stata un'unificazione anche dolorosa e problematica: il Sud conobbe più lo stato come macchina accentratrice e repressiva che come complesso di istituzioni e funzioni tese a modernizzare la vita economica, sociale e civile. Conobbe lo Stato assentista.