mercoledì 15 maggio 2013

Pubblicità italiane


Racconti brevi





Racconti brevi da leggere ovunque!

venerdì 4 giugno 2010

domenica 23 maggio 2010

Vi raccomando di ascoltare delle canzone di Emma Shapplin

Ciao amici!
Se volete sentire delle belle canzone in italiano vi raccomando di ascoltare Emma Shapplin, per esempio 'Cuor senza sangue', 'Reprendo mai più' e 'Spente le stelle'.
Baci e abraci!
Pere

lunedì 17 maggio 2010

La letteratura di Emma

Jane Austen

Quello che più mi piace nel mondo sono le parole, le storie i racconti... la letteratura insomma. Mi piaccono i romanzi di tutte le classe.

La mia scrittrice favorita è Jane Austen e il suo meraviglioso e scillante mondo, dove tutte le converse sono civilizzate e interessanti. Dove l’arte e la cultura erano valori importanti. Ovviamente questo mondo era il mondo dei ricchi, dall’altro, dei proveri e della sua ingiusta situazione meglio non parlare. Ma mi piacerebbe passegiare per i belli giardini, bere il tè, che è la bibita più civilizzata dal mondo e non dover lavorare. So che la situazione delle donne dell’epoca, la biografia della propria Jane è un buon esempio, ma parlo soltanto di un mondo di fantasia.

Altra della letteratura che mi fa impazzire sono le storie dei vampiri. Da piccola, voleveo essere un vampiro e per molt anni ho dormito con la finestra aperta perchè ancora che non sapevo che i vampiri non esistevano, non voleo perdere l’opportunità di che qualche notte uno avrebbe chiamato alla mia finestra.



E perché volevo essere un vampiro?

Volevo éssere un vampiro perché volevo essere libera, immortale, vivere tutte le vite possibile. Potevo essere una figlia dei fiori e andare in Nepal o studiare tutte le facultà, tutte le lingue, vedere tutte le opere d’arte del mondo e leggere i classici.

Ma leggo di tutto: Saramago, Cortázar, Borges, Carmen Martín Gaite... tutti i grandi classici. E anche, come no, la fantascienzia Tolkien, Harry Potter, George R. R. Martin, Anne Rice o Sthephanie Meyer.

Adesso, sono leggendo Fahrenheit 451 da Ray Bradbury e sono impazzita per la qualità di questa finzione scientifica. È un libbro magnífico. Credo che tutti dovrebbeto leggere questo romanzo e riflettere un po’ sulla società che stiamo facendo fra tutti, dove la parola “intellettuale” é quasi un insulto.

E quando finiró Farenheit, voglio leggere in italiano un romanzo di Paolo Giordano: La soleitudine dei numeri primi.

Ma non soltanto leggo, anche mi piacce scrivere. Sono in un “Workshop di Narrativa” per migliorare la mia scrittura. Tutti dicono che ho grilli nella testa, ma quello che ho sono molte storie e fantasia.

Adesso, sono stanca del mondo del giornalismo, instabile, insicuro e impersonale, e ho appena trovato una nuova vocazione nell’insegnamento. Il mio desiderio è diventare è essere insegnante di letteratura. Ma prima dovrei studiare tantissimo!

lunedì 10 maggio 2010

Gli occhi della moda

Helmut Newton

Fotografia e moda sono un binomio indissolubile. La fotografia di moda ha un’influenza determinante in tutti i campi della comunicazione ed è considerata ormai a pieno titolo una forma d’arte. Di fatto, negli ultimi anni la fotografia di moda è diventata il medium conduttore della cultura visiva contemporanea: dalla sua condizione di supporto della moda si è evoluta in produttrice di icone e di idee. L'invenzione della fotografia è stata una vera e propria rivoluzione che ha creato un nuovo linguaggio subito recepito dalla moda, tanto che già intorno agli anni 1850-60 si è iniziato a parlare di"fotografia di moda". Le prime riviste di moda nacquero in America. Vogue, fondata nel 1892, fu la prima a lanciare grandi fotografi; per questa rivistalavorò, nel primo decennio del secolo, il barone Adolphe de Meyer(Parigi,1868 – Los Angeles, 1949) che viene considerato il primo fotografo di moda. Negli anni trenta, Parigi era il centro dell'altamoda e qui si incontrarono George Hoyningen-Huene e Horst P. Horst.



Horst. mainbocher-corset 1939


Nato vicino a Weimar, Horst era venuto nella capitale francese per studiare architettura con Le Corbusier, ma l'incontro con Huene, già a capo dei fotografi di Vogue per la redazione parigina, diede un'altra impronta alla sua carriera; i due lavorarono insieme per tutta la vita.Tra i grandi fotografi di quest'epoca che lavorarono anche nel campo della moda troviamo i nomi di artisti come Man Ray, Hamilton, Edward Steichen e Cecil Beaton. La conquista del potere da parte di Hitler provocò radicali cambiamenti anche nel campo della fotografia di moda. Molti fotografi abbandonarono Parigi e il centro della moda si spostò a New York. Negli anni Quaranta, epoca in cui la moda americana imponeva il suostile di vita anche in Europa, una delle fotografe di moda più famose fu Louise Dahl-Wolfe. Dopo la guerra, la moda riprende alla grande; nomi come Christian Dior lanciano un nuovo stile, immortalato dalleimmagini di artisti come Irving Penn, Richard Avedon, Norman Parkinson, Bert Sterns e Clifford Coffin.



Richard Avedon - Dovima con gli elefanti, 1955


Richard Avedon (New York, 1923 – San Antonio, 2004) rivoluzionòla fotografia di moda. Portò le sue modelle fuori dallo studio e le fotografò in movimento con effetti straordinari. La forza narrativa fu una delle sue innovazioni più imitate. Dal 1957, dopo poco più di un decennio di carriera, Avedon era l’epitome del fotografo di moda moderno, elegante, sofisticato ed tanto famoso quanto i soggetti dei suoi ritratti di celebrità.

Si inaugura l’era delle super Top Model trasformando la fotografia di moda in cultura popolare. La vera rivoluzione nella moda si era avuta nel corso degli anni '60: aveva fatto dei giovani i protagonisti, liberandoli da vincoli ecostrizioni: minigonne e stile hippy. Ma nel decennio successivo prevale un ritorno alla praticità con il trionfo dei jeans. Cambia anche l'immagine della donna, che da oggetto del mercato diventa protagonista. Qui troviamo nomi come quello di Helmut Newton.

Helmut Newton (Berlino, 1920 - Los Angeles, 2004) fuggì nel 1938 dalla Germania nazista e nel 1958 tornò in Europa, a Parigi, dove iniziò a collaborare con alcune riviste. Nonostante le critiche che ripetutamente accompagnarono i suoi lavori, definiti scandalosi, Helmut Newton seppe togliere con abilità il nudo femminile dal territorio dell’osceno.

Tra i fotografi che hanno contribuito a fare la storia della moda, c’è anche l'italiano Gian Paolo Barbieri. Nato a Milano nel 1938, fotografò numerose campagne per grandi stilisti (Valentino, Armani,Ferrè, Versace). Nel 1968 vinse il Premio Biancamano come migliore fotografo italiano e il settimanale “Stern” lo inserisì tra iquattordici migliori fotografi di moda nel panorama internazionale.



Gian Paolo Barbieri - Veruska (Vogue Italia) 1975

Negli anni ´90 alcune campagne di Calvin Klein suscitarono scalpore con il fenomeno "heroin chic". Protagonisti erano la modella Kate Mosse il fotografo David Sorrenti, morto giovanissimo per ovedose. Altro dei fotografi italiani di moda più conosciuti è Oliviero Toscani. Le sue campagne per Benetton, ispirate a temi quali la lotta all'Aids o contro la pena di morte, hanno fatto molto discutere.

mercoledì 10 marzo 2010

La televisione in Spagna: dal bianco e nero alla TDT





La televisione in Spagna è evoluta moltissimo negli ultimi decenni. Infatti, abbiamo vissuto un cambiamento spettacolare, passando da un paese con una sola televisione in bianco e nero alla situazione attuale, con più di 40 canali in ogni regione spagnola, dal sistema analogico al digitale, da programmi con milioni di telespettatori alla massima frammentazione dell’audience; dall’assenza di pluralità a.... l’assenza di pluralità. La televisione in Spagna ‘s’italianizza’ con la nascita di Telecinco, che quest’anno celebra il suo 20 anniversario e questo processo non è ancora finito perché Mediaset, il canale che controlla Telecinco, l’impero di Berlusconi, ha comprato qualche mese fa Cuatro, la televisione del gruppo di communicazione più importante in Spagna, cioè, Prisa. Dopo alcuni anni sotto la direzione di Valerio Lazarov, il periodo con più successo è stato quello in cui è stata diretta da due italiani, primo Maurizio Carlotti -adesso a Antena 3 Televisión- e poi da Paolo Vasile .

TVE nacque il 28 ottobre 1956. Era la televisione di Franco, in bianco e nero, l’unica televisione che c’era in Spagna, fino alla costituzione del secondo canale, conosciuto all'inizio come UHF. Questo cominciò la sua emissione il primo gennaio 1965 e la programmazione regolare il 15 novembre 1966. I due canali hanno lavorato come mezzi al servizio del potere, cioè, di Franco e la dittatura, fino a che è arrivata la democrazia, quando sono stati al servizio del potere... democratico.




Logo de La 1, tra 1982 e 1991, dal 1991 al 1995, dal 1995 al 1999, dal 1999 fino al 2008 e dal 2008 fino a oggi


Con la democrazia è anche nata la Spagna delle autonomie, cioè, la decentralizzazione dello Stato, trasformandosi, di fatto, in uno stato federale, in cui ci sono delle regioni più nazionaliste e altre di meno. Per questo motivo furono il Paese Basco e Catalonia le prime che ebbero una televisione pubblica autonomica, ETB e TV3, rispettivamente, che cominciarono a emettere il 31 dicembre 1983 e il 16 gennaio 1984. Anni dopo crearono anche il secondo canale. Poco a poco, cominciava a svilupparsi la televisione in Spagna, con la nascita di più canali regionali -un processo che non è ancora finito-, fino a che nel 1989 nacque la prima televisione nazionale privata, Antena 3 Televisión e, qualche mese dopo, Telecinco, che, insieme alla prima televisione a pagamento, Canal +, supposero la prima grande rivoluzione televisiva. Ma non fu l'ultima.


Fu l'epoca in cui TVE vinceva per goleada con permesso di Antena 3. Poi venne l'epoca di Telecinco, che, con cinque anni come leadership, fece epoca. Fino all'arrivo delle altre televisioni private, come Cuatro e La Sexta, due televisioni vicine ideologicamente al governo socialista di Zapatero, la prima appartenente al Grupo Prisa -El País, Cadena Ser- e la seconda di nuova creazione, di Mediapro, gruppo creato per dare sostegno al governo di Zapatero. Fu in questo momento quando cominciò l'ultima rivoluzione. Prima, perché il governo socialista concesse la possibilità alle televisioni nazionali "classiche" di creare altri due canali, sia per risarcire la nuova concorrenza; e, poi, all'aprovare la transizione della televisione analogica alla digitale, il punto in cui ci troviamo adesso.



Così, il mese d'aprile scorso è stato quello dello scambio, sebbene la transizione sia cominciata tre anni fa, con la coesistenza dei due sistemi d'emissione della segnale per vedere la tv.



Prima, però, vorrei parlarvi sul processo di fusione delle televisioni nazionali cominciato qualche mese fa con quella tra Telecinco e Cuatro. La televisione di Mediaset, proprietà del primo ministro d'Italia, Silvio Berlusconi, controlla la televisione del Grupo Prisa, l'editore del quotidiano El País, copiando il modello di tv italiano, in cui Telecinque è la televisione per tutti i pubblici, mentre che Cuatro è per un pubblico più giovane e colto. Succede, però, un fenomeno quanto meno curioso per quanto riguarda la linea editoriale, giacché Cuatro è vicina ideologicamente al governo socialista, almeno fin'ora, mentre Telecinco è vicina al centro-destra spagnolo. Ciò nonostante, fino adesso ogni televisione segue una linea politica diversa, e quindi Cuatro compete con il pubblico giovane e di sinistra di La Sexta, mentra che Telecinco fa lo stesso con quello di Antena 3.



Cosa succede, però, con Antena 3 e La Sexta? Furono le prime ad annunciare la loro fusione, ma, alla fine, non c'è stata, perché entrambi vogliono controllare il gruppo e, inoltre, perché, siccome La 1 ha smesso di emettere pubblicità, loro hanno aumentato le loro entrate nel primo trimestre de l'anno.



Fusioni a parte, l'attualità televisiva è segnata dall'arrivo del sistema digitale che suppone, sul papiere, una serie di vantaggi molto importanti, come, per esempio, una maggior qualità d'immagine; la possibilità dell'interazione spettatore-tv, così come un maggior numero di canali -da trenta a quaranta dipendendo dalle comarche, città e regioni-, di cui alcuni possono essere a pagamento.



È stato il Ministero d'Industria quello che ha diviso le Communità Autonome in demarcazioni televisive. Per quanto riguarda la Communità Valenciana, per esempio, la legge contempla la creazione di due canali autonomici e 4 canali per ogni demarcazione, di cui tre sono privati e uno dovrebbe essere un consorzio pubblico creato dai diversi comuni di ogni zona.



La crisi economica, la cattiva divisione dei canali e la demarcazione ha fatto morire la maggioranza dei progetti nati appena tre anni fa. Infatti, quanto al caso valenziano ci sono soltanto 4 televisioni locali in tutta la regione, oltre alle due televisioni private autonomiche, come Popular Tv, che è stata ribattezzata come Popular Mariavisión, e Las Provincias Tv. A parte di Levante Tv, Tele 7 e un paio di televisioni locali, tutti le altre, o non sono state create o sono già sparite.
Insomma, un assoluto disastro che ci lascia un orizzonte nero per i telespettatori e per i giornalisti.